Il nostro test drive delle nuove e sempre più invadenti funzionalità AI-assistance nelle piattaforme di ADS punta a rispondere a una domanda: se le campagne fatte e pubblicate con 4 click sono dei supporti, per chi lo sono realmente?
Salite a bordo con noi per scoprirlo, e se arrivate fino alla fine un premio gastronomico: una fresca lattuga per tutti.
Prestazioni 5,5/10: la velocità è nulla senza conoscenza
Rispondere alla domanda: le prestazioni delle campagne automatizzate sono più o meno efficaci è impossibile. Le performance delle campagne automatizzate presentano un quadro articolato. Gli alert continui su budget minimi, pubblici minimi e configurazioni “ottimali” hanno come obiettivo dichiarato la creazione di campagne standard dal funzionamento minimo garantito. Le piattaforme promettono risultati certi attraverso le loro ricette preconfezionate.
Pubblicare una campagna in 42 secondi netti non è sempre un bene.
La verità è che queste imposizioni generaliste non considerano (non potrebbero farlo) fattori specifici del tuo business. Se hai 5 minuti e vuoi far partire una campagna d’emergenza – cosa già sbagliata in sé, l’autopilota funziona. Ma se la tua strategia viene da lontano, se conosci il tuo mercato e hai obiettivi precisi che vanno oltre il “converti il più possibile”, allora le prestazioni diventano un “dipende” molto costoso.
Controllo 3/10: urleresti al megafono nel buio?
Il principale punto dolente: quando ti affidi completamente al pilota automatico, perdi ogni controllo strategico. Non sai e non saprai nemmeno a che pubblico ti stai rivolgendo. Le piattaforme ti propongono “pubblici intelligenti” che cambiano dinamicamente, rendendo impossibile creare procedure replicabili o best practice documentabili.
Il risultato? Non puoi ottimizzare, non puoi imparare dai tuoi errori e soprattutto non puoi trasferire la conoscenza acquisita su altre campagne o piattaforme. Sei completamente dipendente dall’algoritmo e non hai possibilità di generare best practice.
In compenso, le piattaforme acquisiscono tantissimi dati sull’efficacia dei propri algoritmi. Ogni tua campagna “automatica” è un test gratuito che migliora i loro sistemi, non necessariamente i tuoi risultati.
Quiz: dove devi cliccare per poter impostare da solo i tuoi pubblici?
Capienza 8,5/10: un creator al tuo fianco
Qui l’autopilota brilla davvero. I sistemi di replicazione e combinazione automatica dei contenuti, con sottoposizione intelligente basata sulle tendenze del destinatario, rappresentano una vera innovazione. La brillantezza di questa funzionalità dipende dalla solidità e maturità dei modelli linguistici AI.
Modificare automaticamente il video secondo l’estetica del pubblico destinatario, combinare testi, descrizioni e parole chiave basandosi sullo storico degli account target è un’operazione possibile solo grazie a questi strumenti. Con pochi spunti puoi generare decine di contenuti: non bellissimi, a volte stravaganti, ma probabilmente “esatti” per il tuo brand.
Anche con scarsi mezzi di produzione di asset, puoi far partire la tua campagna con una discreta flotta di contenuti personalizzati. L’AI eccelle nel creare variazioni infinite da pochi elementi base, testando combinazioni che manualmente richiederebbero settimane di lavoro.
Questo è probabilmente l’unico ambito dove l’automazione offre un vantaggio netto senza contropartite nascoste.
Consumi 5/10: daresti i codici della tua carta a un ricco sconosciuto?
Attenzione ai budget “consigliati” e ai pubblici “ottimali”. Qui manteniamo una posizione integralista: i budget li decide chi crea l’inserzione, punto. Solo tu hai contezza delle risorse disponibili e degli obiettivi da raggiungere nel contesto del tuo business.
Le piattaforme tendono a suggerire budget sempre più alti, giustificandoli con la necessità di “alimentare l’algoritmo” o “uscire dalla fase di apprendimento”. In realtà, stanno ottimizzando i loro ricavi, non i tuoi. Che una campagna abbia vorace bisogno di budget e dati è vero; che tu lo debba spendere tutto e subito no.
La strategia vincente? Tenere sempre d’occhio la spesa, impostare correttamente il valore della conversione e al massimo utilizzare regole automatiche di pubblicazione/sospensione basate sul raggiungimento di soglie di spesa o conversione predefinite da te.
Sicurezza 5,5/10
Questo è un problema più sottile, meno tecnico. L’autopilota promette di proteggerti dagli errori, ma in realtà ti espone a rischi invisibili. Come nelle auto moderne, i sistemi di assistenza alla guida possono dare un falso senso di sicurezza: ti rilassi, abbassi la guardia e quando qualcosa va storto, non hai più i riflessi per intervenire manualmente.
Nelle ADS, la “sicurezza” algoritmica ti porta ad abbassare l’intensità del controllo. Budget che sforano (si “adattano”), pubblici che si espandono verso segmenti che non avresti considerato, creatività che vengono ottimizzate verso metriche di vanità invece che verso conversioni reali. Quando te ne accorgi, spesso è troppo tardi e il danno è fatto.
Il vero paradosso? Le piattaforme raccolgono dati in tempo reale su tutto quello che va storto nelle tue campagne automatiche, migliorando continuamente i loro sistemi di “sicurezza”. Ma tu, che paghi per questi esperimenti, non hai accesso agli stessi dati per imparare dai tuoi errori. È come guidare bendati mentre qualcun altro prende appunti sui tuoi incidenti.
Il verdetto finale
Come professionisti che costruiscono campagne su misura, il nostro consiglio è: di fronte a messaggi come “Sappiamo qual è il tuo pubblico: migliora del 3000% le tue prestazioni” non toccare niente e contattaci. Per guidare le advertising ci vuole una patente speciale.
Ma più in generale, ogni acquisto è sempre un trade-off tra comodità ed efficacia.
La metafora dell’auto si replica perfettamente con quella della lattuga. La lattuga iceberg tagliata, lavata e imbustata costa, per unità di peso, 3 o 4 volte più del cespo intero. È più comoda? Indubbiamente. È la scelta migliore in senso assoluto? Dipende.
Chiedi al tuo fruttivendolo se comprerebbe questa lattuga.